L'Argentine: da sinistra, Haute Corde, Cheval Blanc (ai suoi piedi il miroir), Haute Pointe (2422 m. punto culminante) semicoperta dalle nuvole e Lion d'Argentine |
Lasciamo la tettoia della buvette mentre la pioggia si
fa più rada e poi smette. Sono le 9.
Fiduciosi, ci incamminiamo nel bosco per cominciare a percorrere il perimetro esterno della montagna in senso antiorario.
Le mucche sono salite fin qua e ci lasciano passare mansuete.
Al limite del bosco, un tappeto di fiori in pieno rigoglio d'inizio estate.
La nebbia comincia a diradarsi mentre superiamo il Roc du Châtelet dove il sentiero si fa un poco più ripido e scivoloso per la pioggia.
L'Argentine ancora si intuisce senza poterla ammirare. E così, immaginando, aggiriamo il Lion d'Argentine, il suo picco d'angolo, e continuiamo a camminare costeggiando l'altro versante della montagna.
Siamo già scesi un poco quando arriviamo all'alpeggio La Vare che fa anche da buvette. Qualcuno decide di mangiare la fondue, io preferisco il mio panino seduta su una roccia asciutta sotto il sole che ora ha quasi dissolto del tutto le nubi.
Alla ripartenza, dopo un certo tratto piano, ci aspetta finalmente la salita verso il passo. Tra prati, fiori e cime rocciose ci arriviamo presto, il Col des Essets, punto più alto del circuito a 2029 metri.
Al Col des Essets |
Les Diablerets, 3210 m. |
La discesa attraversa prati, alpeggi e rifugi e finalmente ecco che l'Argentine si fa vedere spuntando tra gli alberi con il suo dettaglio più noto: il miroir appena sotto la torre del Cheval Blanc.
Il Miroir d'Argentine ai piedi del Cheval Blanc |
In breve siamo di nuovo a Solalex ai piedi della montagna e il cerchio è chiuso.
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