sabato 29 aprile 2017

La Breccia di Rolando

La Breccia di Rolando dal versante spagnolo
Mentre Carlo Magno in tutta fretta rientrava con il suo esercito in patria dalla Spagna attraverso i Pirenei, i Baschi si preparavano all'attacco.

Il bottino dei Franchi raccolto tra Pamplona, Barcellona e Saragozza era in custodia del paladino Rolando che comandava la retroguardia dell'esercito.

A Roncisvalle i Baschi si gettarono sugli uomini di Rolando rimasti isolati dal resto dell'esercito che aveva oltrepassato i Pirenei.



Rolando con la Durlindana, la sua mitica spada, menò eroicamente colpi a destra e a manca resistendo a lungo ai nemici, che però, più numerosi dei Franchi, alla fine si imposero.

"Che fare della Durlindana ora che sto per andarmene?" pensò Rolando ferito senza più speranza.
"Che mai cadesse in mano nemica, amata compagna di una vita, tante volte salvatrice!"


Con tutto l'ardore rimastogli, Rolando scagliò la Durlindana contro le montagne per distruggerla, ma la spada non si scalfì neppure e, anzi, squarciò la parete rocciosa aprendo un grande varco.



Indistruttibile, eroica Durlindana!

"Aaaaah…!" forse echeggiò straziante il grido di Rolando addolorato e incredulo.

Allora il paladino, arresosi alla fedele Durlindana e a lei indissolubilmente legato, se la tirò vicina, nascondendola con il proprio corpo sotto di sé, accanto all'olifante con cui intanto aveva richiamato Carlo Magno.



Quasi tredici secoli più tardi, punto anch'io verso Roncisvalle dopo aver attraversato il Casco, diretta alla breccia di Rolando. Il varco nella roccia si apre sulla cresta di Gavarnie che separa i due versanti dei Pirenei.

Roccia tagliente e calda, granelli minerali mescolati a granelli di vita organica lì in incubazione, terra e sassi che risuonano di memorie umane e non.



La breccia è magnetica, pregna di immagini e sensazioni. Trattiene il mio sguardo incantato e esploratore mentre costeggio la parete aggrappandomi per sicurezza a un cavo. Mi sforzo a un poco di attenzione, non voglio essere così babbea da distrarmi e rotolare giù dal pendio…

La salita che segue la breve traversata scivola e non la sento, sempre intenta ad ascoltare il luogo, e arrivo al varco.


Nel mezzo della breccia, a cavalcioni sui due versanti, 2804 m.
Meta di questo momento, mi fermo e la respiro.

Di qua e di là, i due lati della stessa cosa. Stessa sostanza. Stessa entità.



Roccia e neve ghiacciata da entrambe le parti, pendii ripidi che si popolano scendendo, poi vedo e immagino prati e rifugi, gente, paesi, città.


Oltrepassata la breccia, mi volto a osservarla dal versante francese

Di qui Rolando, di là la patria.
Di qui uomini, di là altri uomini.
Di qui la patria, di là la patria.

Dal rifugio della breccia sul versante francese


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