Ogni anno in estate
la Mongolia dai vasti spazi si anima di festa: il Naadam. Occasione d’incontro
per le genti, nomadi o meno, che si riuniscono in luoghi prescelti per
socializzare e condividere svaghi, pasti, chiacchiere, un poco di tempo e vita
e spesso l’inizio di un lungo tempo insieme.
Durante i Naadam si
cercano e trovano compagni di vita.
La corsa a cavallo è un momento importante del Naadam,
una sfida tra ragazzini molto sentita anche dalle famiglie.
Mi piace pensare che per i cavallerizzi non sia solo
una competizione ma sia soprattutto un’espressione della gioia di libertà, più
facile da provare correndo senza freni nelle distese mongole, spoglie di
ostacoli fisici e piene di promesse di emozioni.
Poco distante da Ulaangom, una cittadina nel
nord-ovest della Mongolia, vado a unirmi alle famiglie in festa.
Loro sono arrivati a cavallo o in moto, qualcuno in
fuoristrada. Tanti non si vedono da almeno un anno, dall’ultimo Naadam, e la
festa sorge spontanea nel ritrovarsi. Tanti racconti da scambiarsi, abbracci,
lacrime e sorrisi mentre, nello stare insieme, la festa cresce.
Cammino fino in cima a una collinetta dove un gruppo
aspetta la corsa pronto a cogliere il minimo segno che sbuca lontano tra la
terra polverosa e il cielo.
Chi apparirà per primo?
La corsa è partita già da tempo, da dietro la
montagna.
Anch’io osservo con trepidazione il piano deserto, segnato dalle
tracce dei fuoristrada che accompagnano la gara. Tutto è ancora immoto, se non
per qualche piccola onda di terra spinta dal vento che di tanto in tanto
percorre la distesa come di slancio, sembra che anch’esso si diverta.
Non ho idea di quando spunteranno i primi corridori.
Scendo la collinetta per raggiungere i giochi dell’attesa, attenta però a
qualsiasi sussulto di chi continua a scrutare la terra piatta e arida ma
feconda di visioni.
Finalmente un puntino appare lontano e in breve
riconosco un fuoristrada.
Solo pochi secondi ed ecco sollevarsi dietro l’auto
una nuvola bassa e irregolare di polvere che avanza: non è il vento stavolta,
sono i cavalieri!
La gente sorride e acclama mentre i cavalli si
avvicinano al galoppo.
I corridori arrivano, cavallo e cavaliere un
solo essere senza sella interposta, pelle a pelle e cuore a cuore correndo
nella libertà inebriante a modo loro, dimenticando a un certo punto persino
l’obiettivo, presi dalla gioia dell’azione spontanea e naturale.
Sono in questi
momenti elementi di energia al pari del vento, del sole, della terra; pura
vita, immemori o incuranti del prestigio, reverenza, fama che investiranno i primi
al traguardo.
Pienezza dell’essere.
All’arrivo il padre di ciascun cavaliere li
attende. Amore-orgoglio paterno, dolcezza. Ambizione-lustro-potere paterno,
durezza.
Sfilano poi in coppia, cavallo-cavaliere e genitore,
fiero il padre, un poco incerto e frastornato, come restio ad abbandonare il
canto libero, il centauro.
Nessun commento:
Posta un commento