lunedì 13 aprile 2020

LIBERTÀ


Vivere liberi, rispondendo unicamente ai moti del proprio spirito.
Svegliarsi e dormire secondo i propri bisogni, muoversi, nutrirsi quando e come va, fare ciò che spontaneamente si vuole fare e come lo si vuole.
Indugiare al tepore del sole finché se ne ha voglia, camminare senza meta, fermarsi a contemplare.



Buttare qualche pensiero su un foglio di carta, abbozzare una figura, rispecchiarsi in ogni tratto lasciato, parola o disegno che sia.
Prendersi cura del proprio ambiente più intimo.
Smuovere la terra con le mani, carezzarla, raccogliere.



Produrre cose, più o meno temporanee, da usare subito o da tenere, sempre spremendo un po’ di se stessi in ognuna.
Fermarsi e respirare.
Assorbire le stagioni.


Aprire una finestra al mattino e seguire il richiamo. L’aria è dolce? Uscire e mischiarsi con essa finché ci si è colmati a vicenda. L’aria è tagliente? Prendersi le sue sferzate sul viso, poi sciabolare con essa scambiando fendenti fino a richiamare nel battibecco concitato ogni propria cellula, toccare l’apice maestoso della sinfonia prossimi al gelo delle espressioni e delle sensazioni e quindi ripararsi, duello sospeso in accordo dopo un’ultima occhiata ancora una volta complice, tornare a proteggersi abbandonandosi lentamente al calore.


Ogni giorno, ogni momento, uno scambio con la vita, senza obblighi, senza costrizioni, spontaneo, inevitabile, d’amore, ora quieto e premuroso, ora vibrante e appassionato.
Rispondere appieno e soltanto alla propria natura, alla natura, alla vita.


Libertà è solitudine.
L’arrivo di un’altra persona la riduce, cioè la nega.
Nel momento in cui non si è più soli e si riconosce, si guarda e si ascolta un’altra persona, la libertà diminuisce perché, prima o poi, giungeranno richieste, si manifesteranno necessità. Libertà può in realtà continuare a esserci quando si è portati spontaneamente a rispondere a queste necessità che coinvolgono altri da noi; sempre, però, si sarà chiamati a un certo punto a fare qualcosa che si preferirebbe evitare. Qui diminuisce la libertà.


Ma quanto appaga la libertà piena, seppur solitaria in compagnia di se stessi? Questa libertà totale, anelito ultimo, anima dei sogni, è davvero la meta sublime?

Il servizio dà senso compiuto alla libertà. Vivere la propria libertà nel servire altri per poter vivere la propria libertà intima sciolta da legami.

La difficoltà sta dunque nel trovare l’equilibrio, nel non lasciarsi intrappolare nell’intrico delle richieste e dei doveri fino a dedicarsi solo a quelli. Limitare, anzi, i doveri, idealmente non averne, fare per gli altri sfrenatamente, perché non se ne può fare a meno. Sì, libertà nel servizio. Dare, ricevere, sentire, elaborare, rigurgitare. Esprimere, generare.



La libertà dell’artista, apprezzato o meno che sia. La capacità di entrare e uscire dalla propria intima libertà verso quella comune, partecipare a quest’ultima, arricchirla di sé ed espanderla un poco per tutti ma senza lasciarsi intontire, senza farsi calpestare. Raggiungere quella dinamicità per muoversi fluidamente nella libertà senza tradire se stessi, tra quella comune che suggerisce percorsi—spesso da spianare o migliorare—e quella personale nella illimitata possibilità di creazione.

Libertà nel servizio esalta e nutre la libertà personale per alimentare la vita, trasformarla e generarla. Celebrarla.






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