domenica 20 novembre 2016

Sull'Aguille du Tour

L'Aguille du Tour dal versante del rifugio Albert premier

Dal col de Balme è una lunga passeggiata fino al rifugio Albert premier. Solo l'ultima rampa lungo la morena è sdrucciolevole, così la meta risulta meno vicina di quel che sembra. Ma se si accetta il cambiamento di ritmo e ci si adegua al terreno, ci si porta avanti, passo dopo passo, come sempre.
L'Albert premier è accogliente, cosa non scontata per i rifugi superaffollati della regione del Monte Bianco. Mai provato il Tête Rousse sulle pendici del Monte Bianco?
Se no, continuate a evitarlo!

Passata la notte a rigirarmi nel giaciglio assegnatomi, balzo in piedi all'ora stabilita. La colazione è buona e abbondante e ancora trovo strano come in montagna, perlomeno fino ai 4'000 metri, riesca a mangiare di gusto nel mezzo della notte. In realtà stavolta non è poi così presto, l'alba è vicina.
 
In breve siamo fuori sul ghiacciaio sotto un cielo che in pochi minuti vira dal nero, al blu scuro, al rosato e si riflette sulla neve facendoci vivere per qualche istante in un mondo tutto rosa.

Il Monte Bianco
I ramponi si aggrappano alla neve ghiacciata, attraversiamo il ghiacciaio puntando alla salita che si incurva dietro la montagna fino al passo.

Verso il passo
La pendenza all'inizio è lieve e vorrei tanto camminare veloce, attraversare quel tratto elasticamente, sentendo la spinta del suolo sotto i piedi, sprizzando energia. Correre nell'alba sul ghiacciaio per un poco per partecipare con slancio al movimento della vita.
 
Piano piano arriviamo alla salita e l'abbordo con sospetto guardando le rocce verso il passo. Ma le superiamo pazientemente e ci avviamo sul versante opposto fino ad aggirare l'Aguille du Tour e arrivare ai suoi piedi.

Il passo e il versante opposto al rifugio
Lasciandoci alle spalle il passo
L'ultimo tratto di ghiacciaio prime delle rocce
Un ultimo tratto di ghiacciaio fino alla parete e poi solo rocce. Mi appoggio, mi aggancio, mi avvinghio, striscio, mi sollevo.

Verso la cima dell'Aguille du Tour a 3540 metri
Aspettando di raggiungere le rocce piu' alte

Siamo partiti per tempo e siamo tra i primi a salire.
Solo noi e la roccia, finché mi fermo un attimo e mi guardo attorno.
È pieno mattino e il movimento continua e noi ne partecipiamo.







La cima. Mi arrampico entusiasta, mi siedo, poi mi metto in piedi come se così dessi un contributo più grande al movimento o ne fossi una protagonista anziché una spettatrice.
Da pari a pari qui oggi, scambiamoci ciò che abbiamo, diamo un impulso al movimento.
Ascolto e rispondo tacendo.



Il ghiacciaio alla base dell'Aguille du Tour prima di arrivare alla roccia
In discesa incrociamo varie cordate che salgono. Cerchiamo nuovi punti di appoggio, ci lasciamo il passo a vicenda. La discesa mi preoccupava mentre salivo alla cima, ma riusciamo a muoverci più facilmente di quanto pensassi.
Poi di nuovo il ghiacciaio, le rocce innevate del passo e la camminata al rifugio con gli occhi spalancati verso l'oltre, i polmoni che si espandono, la mente desiderosa di riempire nuovi spazi.



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