Camminare nella neve
fresca, sprofondare senza affondare, avanzare. Contatto diretto, non
semplicemente scivolarci sopra senza sentirla. Ancora più bello se sta nevicando, fiocchi addosso, sul viso e negli occhi.
Nella neve con le racchette per vivere la natura
d’inverno.Osservarla mentre riposa, accoccolarsi vicino a lei e stare un poco finché non si sente il freddo, come guardare una persona che dorme, sfiorarla, sentirne il respiro tiepido: lei non se ne avvede, tu vegli che sia serena e in quegli istanti si è insieme.
C’è silenzio. Pochi si spingono a lei nel freddo
quando è assopita e inerte, nessuna voce.
Lei quasi immobile, respira lenta, ogni tanto un breve
sussulto, non può parlarti, dorme.
Non ci sono colori. Bianco il cielo, qualche ombra
scura. Lei ha tutti i colori dentro di sé che si rimescolano ora in sfumature future
a sorpresa.
La guardo e accarezzo mentre il sole affaticato ci
guarda a sua volta da lontano per quei pochi minuti. Solo un giro ad
affacciarsi, un rapido brivido per darci un poco di luce che arriva già quasi
fredda, un saluto e si allontana verso lidi remoti e infuocati.
Gli sorrido
anch’io e in questi istanti di scambio sereno tutto mi è chiaro e scivolo con
le mie racchette in su sul pendio senza sforzo alcuno.
Nessuna voce, ascolto il suo pulsare ed il mio mentre la
sfioro senza disturbarla. In inverno dobbiamo solo aspettare e nel frattempo
lasciarci germogliare nel sonno.
Ma a un tratto mi scuoto. Mi accorgo che ora l’aria
che respiro è un soffio gelido nei miei polmoni, che gli zigomi gelati mi fanno
male.
Già troppo poca luce, un velo opaco è calato, le mie racchette stridono
mentre mi affretto, ora di lasciarla dormire da sola.
Mi allontano dal silenzio rincorsa dal freddo e dal
buio, non posso stare a lungo nella natura d’inverno. Voglio solo guardarla un
poco, scambiare con lei una carezza, ma fuggo dall’immobilità che si
cristallizza appena il sole si volta.
Cerco colori, sogno il sole, aspetto i germogli.
Trasformazione prossima.
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