mercoledì 25 novembre 2015

Ballando in piazza a Gyalthang

Danze al tramonto nella piazza nuova

Gyalthang??

Una piccola città tibetana nel nord-ovest dello Yunnan, protesa verso le alte montagne di Kawa Karpo. Stradine di ciotoli, botteghe, bar, un monastero. Mi piace camminare nella città “vecchia” e incontrare gli sguardi della gente perché sono spesso qualche attimo più protratti del solito. Abbiamo qualcosa da dirci?


Nella città "vecchia"
Non siamo a Hollywood dove le “star” si scelgono uno pseudonimo che riverberi e risuoni tra le altre piazzate. Non chiamatela Shangri-La dunque, il nome da volantino pubblicitario appioppatole per attirar turisti. Shangri-La, luogo mitico di pace, armonia, serenità, sorrisi, ma non risate, gentilezza, ma non passione, luci soffuse, ma non tramonti infuocati. Dove in realtà niente accade a far germogliare la quiete. L’equilibrio rispettoso è senz’altro meglio della prevaricazione prepotente che soffoca, ma non degli slanci gioiosi che spingono la vita ancora oltre.

Mercato nella città "vecchia"
Shangri-La è la strada larga percorsa dai pullman, gli hotel con servizio “continentale”, i souvenir fatti a Hong Kong. La superficie lustra che promette tutte le attrazioni che dovresti ritenere allettanti sei ti consideri informato e fashion.

Il monastero Ganden Sumtseling
La scalinata verso il monastero

Meglio Zhongdian allora?
Questo è il nome conferitole appena “adottata” per rifarle una vita che si imponesse sul suo passato. Piccole case in serie verso la periferia, un giardino pubblico, un palazzo nuovo in stile tibetano, le botteghe di souvenir nella città “vecchia” ricostruita. Qualche richiamo al passato tibetano qua e là, perché i turisti cercano distrazioni e curiosità, proprio come quando visitano Hollywood.

Vita al monastero


Zhongdian è falso, Shangri-La è un trucco.
È ancora Gyalthang infatti. 

Gyalthang è viva. Nella gente che vende i souvenir, cammina nelle stradine, serve il tè nei vari bar, sale al tempio e balla in piazza.

La gente di Gyalthang nutre silenziosamente la propria cultura e identità, non potendone fare a meno accetta il travestimento che li ricopre ma che non è che un velo trasparente. Il mio sguardo un po’ più lungo del solito negli occhi di chi incontro cerca oltre questo velo, quello ricambiato che ricevo… non so… Abbiamo qualcosa da dirci?
Il turista che si affretta tra una Hollywood e l’altra non ha tempo per accorgersene, tocca la superficie lucida per graffiarne via per sé una briciola di lucentezza e passa oltre.


Nelle due piazze di Gyalthang, quella della città nuova più in basso e quella della città “vecchia”, la gente si ritrova ogni sera al tramonto per ballare insieme. Le musiche sono quelle tradizionali, la gente arriva nei suoi abiti preferiti e tutti insieme ballano, girando attorno alla piazza in senso orario, saltellando, piegandosi, prendendosi e lasciandosi le mani.



Chiunque può partecipare e lasciarsi trascinare a dimenticare per un po’ il proprio Zhongdian e Shangri-La, distendendosi in slanci gioiosi. Ci guardiamo, sorridiamo, chiacchieriamo, ci sfioriamo, finalmente danziamo liberi la vita proprio in mezzo a Shangri-La che sbiadisce e decade per natura se non la si ritocca noiosamente ogni giorno con gingilli nuovi di fabbrica.
 
Mi piacerebbe fermarmi per un po’ a Gyalthang per conoscere persone, respirare l’aria di Kawa Karpo e scrivere di quello che mi viene in vari modi raccontato.



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