lunedì 26 ottobre 2015

Larkya La

Il Manaslu nella luce dell'alba
Mattino presto, apro la cerniera della mia tenda, preparata a ricevere una zaffata di aria fresca e resto allibita.  
Neve! Uno strato di neve spesso qualche centimetro ricopre tutto il campo e neve carica ancora il cielo.

Neve al campo
Non ci voleva. Oggi pensiamo di partire verso il Larkya La, il passo a oltre 5000 metri e se c’è troppa neve non potremo attraversarlo, non abbiamo l’attrezzatura…
 
Esco dalla tenda e raggiungo Danbir e Mani per sapere che cosa faremo, le previsioni del tempo, le condizioni del sentiero.
 
“Tanta neve al passo” mi informa Mani “ma oggi il tempo dovrebbe stabilizzarsi, noi partiamo e decideremo stasera se continuare a salire o ripiegare”.
Partenza nella neve verso il prossimo campo, chiamato Larkya Phedi o Dharmashala
Guardo speranzosa uno stralcio di cielo azzurrino che intanto è apparso e mi sembra che le nuvole si siano in parte dissolte, l’aria alleggerita.

Camminiamo sul sentiero innevato, più avanzo più sono serena e il cielo con me.
L’aria è fina, fresca e presto s’indora di sole. Superiamo i 4000 metri e i miei pensieri volano ancora più su.



Mi inebrio di montagne assolate, le respiro e le assimilo.


Picchi di rocce bianche lucenti che incorniciano accoglienti questo momento della mia vita, un’immagine reale per sempre, la visione ha preso consistenza, l’idea è diventata materia.

Sorrido, nuova arrivata in questa parte di Terra, ma non un’estranea, ci incontriamo finalmente, da sempre ci conosciamo.

Il campo, base d’appoggio per il Larkya La. Pochi spazi piani per le tende tra i sassi, la neve e un torrente. La mia tenda è in alto lungo il pendio, devo attraversare il torrente per raggiungerla.

Cerco sollievo dal freddo nella tenda comune, la sera è gelida, non abbiamo un fuoco e scrollo le braccia energicamente verso il basso per riscaldarmi.
Nella tenda un gruppo chiassoso e invadente cerca calore riempendosi di vodka.

Mi faccio coraggio, mi stringo a me ed esco nel buio per un po’ di riposo, distesa nel mio sacco a pelo. Il cielo è di nuovo basso e presto, al riparo, sento il vento sbattere tra le tende e percepisco la neve che cade. Chiudo gli occhi.

Alle 3 ci svegliamo. Ritrovo Danbir e Mani con una tazza calda di te e un nuovo strato di neve ai nostri piedi e su, mi dicono, lungo il sentiero per il passo, neve alta.

Partiremo comunque e vedremo.

Temporeggiamo infatti, ripieghiamo le tende, ci aggiustiamo e riaggiustiamo gli indumenti, rigiriamo tra le mani un’altra tazza di te, lasciamo partire gli altri. Alle 5 e un quarto ci avviamo.


Ai primi passi, Annapurna II compare davanti a me: grande emozione..! La sua vista mi sprona ad andare.
Partenza...!
Solo scarponi, né ramponi, né corda, camminiamo e la neve in certi tratti mi arriva a metà coscia, ma il fondo si avvinghia alla suola, non c’è ghiaccio e il gruppo di scalatori tracotanti ci ha aperto il cammino nella neve fresca!

 
Danbir mi precede e si ferma spesso ad aspettare gli altri, ma così il ritmo si spezza. Gli chiedo di fare meno soste e lui non aspettava che questo. Saliamo ora in perfetto accordo di passi e di fiato, momento di sublime armonia tra due persone che si sono trovate per caso insieme a far lo stesso cammino.

Il Larkya La si annuncia lassù con i colori delle bandiere di preghiera. Ancora una buona ora di marcia per arrivarci, ma ormai ci sta attirando a sé e la fatica si sente meno.

Danbir mi aspetta al Larkya La, circa 5100 metri
Il passo si allunga piatto sulla cresta: Danbir mi aspetta ridente vicino alla grossa pietra, io arrivo fondendo il mio sorriso nel suo, high five! e le nostre braccia si intrecciano. Larkya La, completamente innevato, pieno di vento e colorato tra cime di oltre 7000 metri.

In arrivo al Larkya La
È sempre gioia pura raggiungere la meta. Dà un senso. Placa, ristora e riaccende visioni.
È un nuovo inizio.

Abbordiamo la discesa sul versante opposto, meno neve qui, ma ghiaccio e pietre. È ripido, molto ripido e scivoloso e cado varie volte finendo fortunatamente nella neve fresca. Danbir apre la strada sicuro, sa meglio di me come muoversi con passi rapidi che lasciano il terreno prima che diventi una pista di lancio.

Il cielo scuro porta ora vento e una pioggia di schegge ghiacciate così manco vedo dove mettere i piedi e devo indovinare. Dura discesa per me, Danbir mi tira innanzi, è il mio faro.

Più volte credo di vedere lontano in fondo al pendio una tenda e ne cerco altre, cerco le sembianze del campo…
Inutile, sono miraggi! Avvicinandoci, mi rendo conto che sono solamente dei blocchi di pietra vagamente triangolari. La stanchezza, il freddo, la voglia di arrivare…
 
Il campo a Bhimtang, 3580 metri
Quando raggiungiamo il piano è un gran sollievo e da lì mi lascio portare dalle gambe senza più pensare fino al campo per stanotte, a un po’ di tepore e alla mia tenda.

P.S.: Il passo Larkya (Larkya La) si trova lungo il circuito del Manaslu
Links: Samdo
           Giochi a Samdo




Nessun commento:

Posta un commento

Modulo di contatto

Nome

Email *

Messaggio *