Il Grand Vignemale o Pique Longue, parete nord |
Ci lasciano al parcheggio prima della diga di Ossoue,
che significa altri 20 minuti di camminata di approccio su un sentiero piatto e
largo che dunque si potevano evitare.
Ma non importa! Oggi il tempo è dilatato, spero solo di resistere fisicamente.
Arrivo al ghiacciaio |
Scorgo il ghiacciaio in fondo, poi nell’assenza di tempo mi ritrovo sul suo lembo più basso. Osservo la distesa bianca che sale e continua oltre la cima di una collinetta ma non so per quanto.
Mettiamo i ramponi e ci avviamo.
Il Grand Vignemale dal ghiacciaio |
Ancora in leggera salita, giusto per fermare i
secondi quel tanto per viverli senza lasciarli scivolare via. Così li assaporo.
Superiamo in fretta una zona di ghiaccio un po’ spaccato e poi siamo alla parete di roccia. Via i ramponi che lasciamo con la piccozza ai margini della neve per alleggerirci e poi su, mani e piedi sulle rocce cercando di riempire le sue fessure e avvolgere i suoi spigoli con le dita, intuendo il cammino.
Verso la cima |
Sulla cima del Grand Vignemale, 3298 metri |
Un elicottero di turisti si ferma un attimo sopra di noi, il pilota ci saluta con la mano poi si butta in picchiata sul ghiacciaio per stupirci, e ci riesce!
Dobbiamo già ritornare. Mi preoccupa la discesa ma come l’attacchiamo mi accorgo che trovo gli appigli facilmente, il tempo ora si contrae nell’intensità della concentrazione e siamo presto al ghiacciaio.
Poi una lunga, lunghissima camminata verso il rifugio di Gaube, su e giù per un passo e quindi più in fretta possibile al rifugio successivo perché sta arrivando il temporale. Ci fermiamo pochi minuti a mangiare qualcosa e ripartiamo in fretta. Gli scrosci d’acqua ci inzuppano solo per un quarto d’ora mentre raggiungiamo finalmente Pont d’Espagne.
Vista dal Grand Vignemale |
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