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Sulla Via Imperiale, percorrendo la scalinata di Tai Shan |
Arrivata nella città di Tai’an nella Cina
orientale, poco meno di 500 km a sud di Pechino, raggiungo la base del monte
Tai, in cinese Tai Shan, che sorge vicino
alla città offrendole un grande parco naturale.
alla città offrendole un grande parco naturale.
Tai Shan è una montagna sacra taoista e
buddhista. E’ la più alta della Cina orientale con i suoi discussi 1545 metri
che secondo il governo cinese sono 1532,7.
Svettando sulle terre che la circondano e
avvicinandosi così al sole, ne riceve per prima ogni mattina la sua prodiga
luce che dispensa vita: è dunque una montagna prediletta e rappresenta la
rinascita e il rinnovamento. Per questo è visitata regolarmente da pellegrini
che le rendono omaggio salendo i suoi pendii, umili e speranzosi.
Ma ogni montagna è sacra, la natura è sacra.
Il mio percorso parte da Yi Tian Men, la prima porta che si apre sopra una decina di gradini, preludio di una lunga scalinata fino alla cima di Tai Shan.
Yi Tian Men |
Il cammino è scandito da tappe: lungo la Via
Imperiale, così chiamata perché percorsa per secoli dagli imperatori cinesi in
un atto di preghiera per la stabilità del loro dominio, raggiungerò la Porta di
Mezzo per il Cielo, poi dopo altri gradini la Porta Meridionale per il Cielo e
qui imboccherò la Via del Cielo fino ai templi sulla vetta.
Tanti pellegrini che oggi assomigliano più a turisti arrivano alla Porta di Mezzo in autobus, poi prendono la funivia fino alla Porta Meridionale e, qui giunti, spesso si perdono tra botteghe e ristoranti dimenticandosi che il Cielo sta in fondo alla Via che parte da lì.
Ma io salirò a piedi, un passo dopo l’altro, tutti i presunti 6660 gradini.
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Un tratto della scalinata dalla base di Tai Shan |
In realtà i gradini sono poco meno di 6300, e poco più
di 7000 se si contano quelli per entrare nei templi, ma il numero 6 piace ai
Cinesi che quindi arrotondano.
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Verso la Porta Meridionale per il Cielo |
La scalinata è interrotta di tanto in tanto da
terrazze dove tirare il fiato spaziando sulle foreste che rivestono i fianchi
della montagna e, tra una terrazza e l’altra, è animata da bancarelle che
vendono di tutto, dai parasole alle T-shirt, alle bottigliette d’acqua. Come
sempre le esigenze consumistiche sopraffanno quelle spirituali e i turisti, pur
di soddisfarle, si travestono da pellegrini.
Ma lungo questa incessante salita ci sono
anche tanti templi bui, profumati di incenso e improvvisamente silenziosi dove
qualcuno si inginocchia, chiede e dona.
In una bottega compero per uno yuan un nastro rosso che come gli altri mi lego attorno alla fronte. Reca una scritta gialla, una preghiera di salute e unione per la propria famiglia che viene così portata attraverso la montagna sulla Via del Cielo. Poi il nastro sarà legato ai rami di un albero e bruciato, lasciando libera la preghiera per altre vie misteriose ed infinite.
La scala porta su per oltre 1300 metri di
dislivello e la gente sale tranquilla e leggera senza trascinare il bacino come
fa chi non ama o non è abituato a camminare e se lo trasporta come un carico
legato alla vita. Ciascuno va calmo, secondo i propri ritmi, in un movimento
spontaneo e naturale che sembra compiersi da sé senza richiedere sforzo.
“Azione nella non azione” insegna Lao Tze.
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La Porta del Drago |
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La Porta Meridionale per il Cielo |
Arrivo alla Via del Cielo e mi ci inoltro con
i pochi che non si sono fermati tra le botteghe.
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All'imbocco dell Via del Cielo |
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Botteghe e distrazioni sul cammino del Cielo |
La Via mi porta prima a uno
spiazzo dove mi trovo tra imponenti steli incise che raccontano i viaggi a Tai
Shan di saggi e imperatori. Poi in un silenzio sereno mi conduce al tempio di
Bixia e infine a quello dell’Imperatore di Giada, al culmine di Tai Shan.
La Via Imperiale sale dalle basse quote di Tai’an verso le porte per il cielo lasciandosi gradatamente alle spalle i rumori superflui; poi la Via del Cielo, allontanandosi sempre più dagli ultimi suoni effimeri, procede nella quiete e porta chi la percorre a udire, nitida, la propria sincera voce interiore libera da presunzioni e così a scoprire corrispondenza e a comunicare con tutto ciò che pulsa della stessa ineffabile vita.
“Spalanca il tuo cuore e lascia che la quiete lo
pervada” dice Lao Tze.
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