Prima tappa: Rifugio Vittorio Emanuele II. Partiamo da Pont, prendendo il sentiero dietro il parcheggio che sale nel bosco. È una giornata estiva piena di sole, una di quelle giornate chiare e senza afa, non troppo calde, luminose e vibranti. Respiro il sole e lo sento avvolgente sulla pelle, i miei passi sono elastici, mi sento propulsa da una forza esterna che mi pervade e carica la mia energia. La combinazione perfetta di sole, estate, natura.
Spensieratamente salgo prendendo ripide scorciatoie che tagliano le curve del sentiero, incrocio cascatelle che il sole spinge a valle dai nevai delle vette, presto l’erba si dirada e trovo solo rocce.
Arrivando al rifugio Vittorio Emanuele |
del giorno prima della cima, qualche breve perlustrazione della via di domani, qualche discesa al torrente, rendere interessante il tempo, riposarsi, poi le chiacchiere al tavolo sui libri di montagna e le foto storiche di scalate appese alle pareti. La sera a cena si sentono la tensione e l’eccitazione.
Partenza
per la cima: ore 3.30, prima colazione. Come si può
mangiare a quest’ora?? Non me lo spiego, ma mangio con gran gusto! La colazione
è abbondante come in tutti i rifugi italiani, se ne vuoi ancora basta chiedere
e plachi ogni brama di zuccheri. Cerco di trattenermi per non appesantirmi, ma
sento che il mio corpo prende vigore e si sveglia del tutto.
Dal rifugio al ghiacciaio: verso le 4 e un quarto siamo pronti nella notte buia, non ho freddo, il sole di ieri che ho lasciato diffondere in me copiosamente mi sta ancora riscaldando.
I primi passi sono sulla morena e quindi un
po’ faticosi con le pietre instabili che si muovono sotto gli scarponi, ma è un
buon riscaldamento. Cerco di attivare ogni muscolo senza affannarmi, i miei
inizi sono lenti.
Poi comincia la neve e la affrontiamo con i
soli scarponi così compatta com’è su questa lieve pendenza iniziale. Ancora il
mio respiro è un po’ rapido e mi fa piacere fermarmi poco dopo quando è ora di
fissare i ramponi e mettersi in cordata.
Il ghiacciaio: lacci ben tirati, nodi saldi, ci guardiamo scoccando il segnale, via
sul ghiacciaio!
La notte è limpida, la neve perfetta, i ramponi la mordono bene
e il mio movimento diventa presto fluido e ben calibrato.
Tutto il mio corpo si
muove in concerto. È un alternarsi di salite lievi e tratti più ripidi cosicché
si resta ben svegli.
Vado avanti senza sentire la fatica, ieri
respiravo il sole, ora respiro la montagna nella notte.
Il ghiacciaio si incurva nella schiena d’asino, mentre la Becca di Moncorvé spunta dietro la bozza innevata.
Continuo sciolta su questa neve perfetta, appena ghiacciata.
In cresta: appena sotto la cima c’è una fila di persone, tutte ferme che guardano la vetta. Le raggiungiamo. Qualcuno se ne sta seduto nello spiazzo del pendio, aspetta, prende il sole, non affronterà l’ultimo tratto di rocce fino alla cima.
Tanti sono pronti a continuare ma il passaggio
appena più avanti è stretto e ci si va uno per volta, ecco perché c’è l’ingorgo.
C’è un po’ di nervosismo, un po’ per l’attesa un po’ per la tensione per quell’ultimo
tratto sulla parete.
La cima: studio il percorso su quella striscia di roccia cercando di individuare i punti dove potrò sistemare le punte dei ramponi che ancora portiamo legati agli scarponi. La traversata è breve ma bisogna essere sicuri.
La cima prima di intraprendere l'ultimo tratto |
Appena appoggiata alla statua guardo il mondo attorno
e mi stupisco.
Giù da una parte la fila di persone che sta salendo,
dall'altra qualche intrepido che si sta arrampicando sulle cime vicine,
dall'altra qualche intrepido che si sta arrampicando sulle cime vicine,
in mezzo io sul Gran Paradiso e il cielo pieno
di vette innevate.
Tempo di
scendere: cautamente ci caliamo sulle rocce della cima,
scambiandoci con chi sta salendo, quasi strisciando l’uno contro l’altro.
Ritracciamo il nostro percorso alternativo sotto la linea più popolare di
ascesa, ritroviamo quelli che aspettano seduti sul pendio a monte e poi giù rapidi
verso il rifugio, prima che la neve si sciolga baciata dall’aria d’estate.
Ritorno sulla Schiena d'Asino in pieno sole |
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